La Grande Guerra
La Guerra della Brigata Sassari
La nascita della Leggenda
» Il mito della Brigata Sassari
» I caratteri del soldato sardo
» Le ragioni della Leggenda
» La Brigata Sassari negli organi di stampa
» La movimentazione della Brigata Sassari
» Certo non solo numeri
Note bibliografiche e fotografiche
Le fotografie della Grande Guerra
» Fotografi soldati e soldati fotografi
I perché
Gli uomini
» Alfredo Graziani
» Camillo Bellieni
» Celestino Manunta
» Giuseppe Musinu
» Giuseppe Tommasi
» Leonardo Motzo
» Sardus Fontana
Un ricordo in onore di ...
» In onore di Giovannangelo Sanna, di Orune
» In onore di Leonardo Motzo e Giovanni Zolo, di Bolotana
I campi di battaglia della Sassari
» Il Carso e le sue Doline
» Monte Fior
» Monte Zebio e l`Altipiano di Asiago
Gli Eventi per il Centenario
» Sardegna e Sardi nella Grande Guerra: l`eco della stampa
Oggi come allora ...
Battorchentas iddhas ...
» Tuili e i suoi fanti
» Silanus e i suoi Fanti
» Fordongianus e i suoi Fanti
» Ovodda e i suoi Fanti
» Decimomannu e i suoi Fanti
» Assemini e i suoi Fanti
» Portotorres e i suoi fanti
se vuoi sostenerci clicca sui nostri sponsor


                                                                                

 

Celestino Manunta

COLONNELLO MANUNTA CAV. CELESTINO

COMANDANTE DEL I52° REGG. FANTERIA, BRIGATA SASSARI

Memorie compilate dal Capitano Leonardo Motzo in occasione di una ricorrenza della Festa della Brigata Sassari, con integrazioni della nipote, Sig.ra Laura Manunta.

Nacque ad Alghero in Provincia di Sassari  da Giovanni Manunta Manca, T.Generale del RR. CC. e dalla Marchesa Caterina Martinez di Monte Muros il I4 Dicembre I872.

Educato sin da bambino dalla austera e diritta anima del Generale e dalla squisita e nobile gentilezza materna, radunò in sé quelle che sono le più spiccate qualità della gente sarda: fierezza e dignità in ogni evento e schietta bontà in ogni azione.

Nel I885 fu allievo del Collegio Militare di Firenze e nel I890 allievo nella Scuola Militare di Modena donde usciva Sottotenente l’11 settembre del I892, coronando così quel che era stato il sogno splendente della sua operosa giovinezza.

Fu in Africa nel I896 inquadrato nel 37° Reggimento Fanteria Ravenna, rientrato in Italia venne promosso Tenente e poi Capitano. Da Tenente ebbe un encomio solenne dai Comandi di Divisione di Cagliari e Corpo d`Armata di Roma "Per essersi buttato vestito in acqua per salvare una bambina che era in procinto di annegare". Nel 1912 si sposa con Grazietta Bontà da cui ha due figli, Beatrice e Giovanni, quest’ultimo raccoglierà l’eredità militare di famiglia divenendo poi Ammiraglio, Comandante Sommergibilista durante la seconda guerra mondiale.

Il I9I5 lo trovò Capitano e come tale, sebbene molto malandato in salute e ancora sofferente per malattia già contratta in Africa, volle sottomettersi a tutte le intense fatiche  del periodo preparatorio dei Reparti ed al Comando di una Compagnia entrò  il 24 maggio in guerra col 36° Fanteria Pistoia.

Il Reggimento fu inviato in Cadore e,con somma meraviglia di tutti, il Capitano  Manunta riacquistò improvvisamente ,se non la completa salute, certo un benessere fisico che invano si sarebbe potuto sperare.

Subito si segnalò per lo zelo ed ardire e già il 4 Giugno I9I5 ebbe l’onorifico e difficile incarico di procedere in  terreno nemico: insieme a quattro soldati si spinse fin sotto al Sasso di Stria e al nemico che dalle trincee del Lagazuoi lo guardava, incredulo di trovarsi davanti ad un Ufficiale Italiano, gridava ripetutamente in tono sarcastico "Buongiorno, buongiorno”. Una scarica rabbiosa di mitragliatrici gli rispose, ma appunto in essa era l`implicita confessione che il valore di un uomo aveva ormai svelate le debolezze dell`avversario.

Con la sua Compagnia, difatti, occupava  subito dopo quelle posizioni sotto il fuoco nemico che diventava si più vivace, ma che doveva essere assolutamente innocuo perché il Capitano Manunta rispondeva ad ogni raffica gridando “Zero, zero".

In quella posizione, da lui raggiunta con deciso ardire nei primissimi giorni della campagna, dovemmo poi fermarci per tutta la guerra.

Promosso Maggiore sulla fine del I9I5 fu inviato a comandare un Battaglione del 82° Fanteria Torino che si trovava allora schierato davanti alla famosa cortina difensiva tra il Col di Lana e il Sasso Stria.

Quivi alacremente diede opera a rafforzare le nostre posizioni e a migliorarle con qualche necessaria correzione del fronte; questa sua attività lo segnalò ai superiori che lo ricompensarono con la Croce di Guerra al Valor Militare, con la seguente motivazione: "Comandante di Compagnia e poi di Battaglione compì sempre il suo dovere con coraggio e noncuranza del pericolo, prendendo parte attiva e intelligente a ripetute azioni di guerra nelle quali rese utili e segnalati servizi".

Tale ricompensa, concessa in un periodo in cui ancora era difficilissimo essere proposti, dimostra quale sia stata la sua condotta.

L’inverno lo sorprendeva così sulle montagne e, sia per le fatiche sostenute senza mai risparmiarsi, sia per la malattia che si riaffacciava di nuovo, indirizzò una nobilissima lettera al Comandante del Reggimento in data 29 gennaio 1916 nella quale "non essendo in grado di dedicare come per il passato validamente  le energie fisiche e intellettuali alla grande causa della guerra, sentendosi attualmente menomato alquanto nella resistenza fisica, che si ripercuote  nella Intellettuale svegliezza, così necessaria in guerra, rivolge domanda a che gli venga concessa una licenza in cui possa attendere ad una cura intensa e ordinata affinché possa riprendere il suo posto di responsabilità e di onore nella stagione propizia alle operazioni".

Il Comando di Reggimento lo propone per la visita presso la Commissione Centrale di sanità della 4° Armata, la quale, in data 28 Gennaio, lo riconosce talmente malandato in salute che lo propone per un riposo non inferiore a 4 mesi lontano dai Reparti mobilitati.

Parte così dal fronte e rientra al Deposito del suo Reggimento, a Roma, dove in data 7 Marzo invia a quel Comando della Divisione Militare Territoriale la  seguente lettera: "Desiderando vivamente ritornare al più presto al Comando di Truppe in prima linea è convinto che in una cinquantina di

giorni di riposo e di cura mi ritroverò nel pieno vigore delle forze si da potere, come per il passato, sopportare e superare i disagi e le fatiche più intense e periodi di prolungata azione, rivolgo la preghiera a codesto comando affinché voglia concedermi solo due mesi di licenza, invece dei 4 al riposo propostimi dalla Commissione Sanitaria Centrale della  4° Armata.

Tale domanda veniva accolta  e inviato nuovamente al fronte ed assegnato prima al 45° Fanteria Reggio e  poi al 46° mobilitato, stette cosi con i suoi soldati finché la promozione a Tenente Colonnello non lo fece destinare al 96° Fanteria Udine mobilitato che raggiunge il I° Maggio I9I7. Fu assegnato al Comando di un Battaglione che, il I4 dello stesso mese, portava all`assalto della q.383 di Plava, riuscendo a conquistarla dopo aspro combattimento, in cui rimaneva ferito.

Il suo valore gli fruttò una medaglia d`argento sul campo, con la seguente motivazione: "alla testa del proprio Battaglione, muoveva alla conquista delle posizioni avversarie, incitando con l`esempio e con la parola le proprie truppe. Ferito, rimaneva a dirigere l’azione e si allontanava solo dopo aver visto superar il doppio ordine di reticolati nemici".

In seguito a detta ferita veniva ricoverato all`Ospedale, ma poiché sull’Isonzo e sui Monti si combatteva e la sua anima di soldato e di Sardo gli imponeva di riprendere il suo posto, fa domanda per rientrare nuovamente nei Reparti mobilitati e perché gli venga concesso il distintivo d`onore.

Ecco come l`Ufficiale Medico appoggia la domanda per il distintivo per ferita: “tenendo conto che il Sig.Tenente Colonnello Manunta volle abbandonare prematuramente e contro il parere dei sanitari il luogo di cura per poter ritornare al Reggimento e non essendo la lesione attualmente completamente guarita, riterrei opportuno la concessione del distintivo d`onore quantunque il tempo passato nel luogo di cura sia di solo di  35 invece di 60 giorni".

In seguito a ciò il Comando supremo accoglie la sua domanda di ritornare al fronte e gli affida prima il comando del 279° Reggimento Fanteria Vicenza e poi il 7 Agosto I9I7 quello del I9° Brescia.

Il I9° veniva subito dopo impegnato nella importantissima azione per la conquista dell’altipiano della Bainsizza e il nuovo Comandante seppe rispondere alla fiducia riposta in lui dai suoi superiori.

Il 27 dello stesso mese di Agosto infatti il Reggimento attaccava e conquistava le alture di Ultrovec. Quale sia stata la sua azione è magnificamente detto nella motivazione della seconda Medaglia d`Argento: "In tre giorni di aspri combattimenti guida il suo Reggimento alla conquista di Importati posizioni nemiche, esempio a tutti per coraggio sereno e per perizia di Comandante mentre, noncurante del pericolo al quale si esponeva, attraversava uno spazio micidiale battuto dal fuoco nemico per compiere l`opera pietosa di raccogliere gli oggetti personali del suo Aiutante Maggiore gloriosamente caduto al suo fianco pochi istanti prima,rimaneva gravemente ferito".

Ferito, ma qualcosa ancora di più è da rilevare:la sua calma e la sua pietà. Il Cappellano Militare in una lettera indirizzata al babbo dell`Aiutante Maggiore diceva fra l’altro:" ... qualche ferito leggero correva già trafelato e sanguinante, rannicchiato dietro a un sasso, io guardavo l`atroce scena con l’impassibilità che dà l`abitudine, quando riconobbi, in una barella, il nostro Colonnello, Gli fui tosto d`appresso. Un cumulo di domande mi faceva ressa alle labbra: "ferito! Ma come? I nostri dunque sono già impegnati? Non ripose, mi strinse fotte forte le mani che gli tendevo come a rincuorarlo e scuotendo mestamente la testa: questo è nulla, mormorò, mi hanno ucciso l’Aiutante Maggiore in 1’.

Nobile anima di comandante, sensibile e fiera anima di Sardo.

Ferito, abbandonava l’Ospedale per la Battaglia e  durante di essa si tiene al primo posto,  quello più avanzato, comanda, combatte, eppure nel tumulto della battaglia nel suo cuore intrepido di soldato vivono rigogliosi i sensi tenerissimi di padre. Vuole che la famiglia del suo Aiutante Maggiore che amava come un figlio, abbia i suoi oggetti personali, quelli più cari, quelli che teneva nel cuore al momento della morte gloriosa e per compiere l`ufficio pietoso si espone ai pericoli estremi.

E` bello, è grande per un Comandante, sono le due fonti che conducono immancabilmente alla vittoria: il valore e l`amore!

Eccolo di nuovo all`Ospedale dove lo raggiunge il I6 Settembre la promozione a Colonnello. Nel marzo del I9I8 viene assegnato al Comando del 25° Fanteria Bergamo mobilitato, ma la sua anima di Sardo ha sempre tenace una aspirazione, che poi è un bisogno per tutti quelli della sua terra, ritornare fra i Sardi, tra i paesani,  essere con loro per le prove più rischiose e per le glorie più fulgide, finalmente nell`aprile dello stesso anno, viene assegnato al Comando del I52° Reggimento Brigata Sassari. La Brigata era nel pieno della sua gloria e della sua efficenza, ai vecchi trionfi del Carso, del Monte Zebio, della Bainsizza, della ritirata si era aggiunto quello, forse più significativo e più completo, della recente vittoria dei"Tre Monti", per cui l`Italia tutta aveva avuto accenti di gratitudine e di ammirazione e la stessa maestà del Re e il Comandante Supremo erano andati ad esprimere agli eroi superstiti tutto l’amore del paese per essi. Che avrà mai pensato il colonnello Manunta quando avrà indossato le mostrine bianco e rosse, che tanto aveva desiderato? Quali palpiti il suo cuore di Sardo e di valoroso ha sentito nel trovarsi fra Sardi e fra valorosi? Quali rinnovati propositi nella sua anima ardente avrà fatto per essere degno del suo passato e del passato del Reggimento di cui assumeva, insieme al Comando, l’onore e l’onere di una gloria che non ha uguali?

La nuova prova, a cui gli eventi stavano per sottoporre lui ed il Reggimento, era degna del suo valore e del valore degli intrepidi.

Siamo alla Battaglia del Piave: tutte le forze e tutti i mezzi della duplice monarchia sono impegnate sul nostro fronte. Venezia è la preda immediata e poi lo sfacelo dell`Esercito e della Nazione.

Già i primi Reparti nemici hanno faticosamente e con perdite enormi passato il fiume sacro e tentano di allargare le teste di ponte, onde agevolare il passaggio di Truppe e di Artiglieria.

Uno dei punti più sensibili e forse il più sensibile del fronte è costituito da Losson, poiché superato quel caposaldo è aperta la via più breve e più sicura per Treviso e Mestre.

La difesa di essa viene affidata alla Sassari: è il posto d`onore dovutole per le sue glorie. Il I6 giugno il nemico disperatamente cerca di impossessarsi delle posizioni e vi destina le migliori truppe e in grandissima quantità.

I Sardi tenacemente resistono, gli assalti si ripetono, cinque, dieci volte ma inutilmente. Le Truppe laterali cedono, Il I52’ che occupa Croce è incrollabile: tutti, soldati ed Ufficiali si difendono sino alla morte, accerchiati da tutte le parti, non si arrendono, decimati non contano i morti e restano al posto dell`onore e del sacrificio. Croce è il centro vivo della resistenza, Croce è l’anima della vittoria, abbandonare  Croce significa non solo perdere una posizione ma perdere una battaglia.

Il Reggimento è logoro, le perdite sono enormi, non ci sono più rincalzi e riserve, gli ufficiali per la maggior parte morti e feriti. Il nemico non rallenta la pressione, anzi alimenta continuamente la battaglia con le truppe fresche che si prodigano in assalti disperati.

Croce resiste. Il Colonnello personalmente è in mezzo ai reparti: ordina, consiglia, combatte; ogni combattente è elettrizzato dalla sua presenza, la sua serenità è trasfusa in ognuno con la parola che non trema, col gesto che è imperioso con l`ordine che è preciso.

Ad un certo momento il reggimento, che è preso di fronte e sui fianchi, sta per essere completamente circondato. E` l`ora della responsabilità, è l`ora delle decisioni supreme, l`ora della gloria o dell`infamia.

Impossibile ricevere ordini dai Comandi, urge agire immediatamente.

Il Colonnello vede, il Colonnello vive la passione del reggimento, anzi direi della patria e del  comando: "Per scaglioni, i battaglioni si ritirino  dietro Croce per riordinarsi. Controllerò personalmente il ripiegamento."

È questa la parola della relazione ufficiale: "Se questo valorosissimo reggimento ha potuto ripiegare in ordine perfetto ciò è dovuto agli ordini tempestivi ed alla presenza dove più ferveva la mischia del Colonnello Manunta e dallo straordinario eroismo di tutti i reparti che cedettero il terreno palmo a palmo, facendo strage del nemico. E` facile darsi ragione dell’imponente sforzo compiuto quando si pensi che il reggimento ha combattuto con forze perlomeno dieci volte superiori. È però degno dell’ammirazione dei posteri il fatto che il ripiegamento si è effettuato come in una manovra da Piazza d`armi"

Dietro Croce gran rapporto, terribile e sublime momento. Il Colonnello è il simbolo per tutti della tenacia e del valore, impassibile e sicuro da gli ordini ai pochissimi ufficiali presenti: (una ventina, su 80 che poche ore prima avevano iniziato l’azione) "riordinarsi ed alle I4 l`assalto per riprendere Croce”. E` il debito d`onore e di gloria del I52°, la necessità della Patria, è  Il valore della Sardegna.

Mentre il colonnello parla scoppia in quel manipolo di valorosi uno shraphell. Il colonnello è ferito ad un piede: dà una pedata, come per allontanare un sasso che gli dia fastidio e non si muove. I lineamenti del volto diventano più severi, gli occhi più brillanti, la voce più imperativa e più ferma. Il rapporto ha termine regolarmente.

Alle I4 si sferra l`assalto, è la Vittoria, è la gloria, è il miracolo. Croce è riconquistata d`impeto, il nemico vien inchiodato,  catturato e ucciso. Molti degli ultimi, che avevano protetto il ripiegamento e non avevano cessato un solo momento di lottare, furono trovati pugnalati.

Ripreso Croce, l`ordine era di rafforzarsi e resistere sino all`estremo. E` qui continua la relazione: "nel volto dei soldati si leggeva il dispetto di non aver potuto schiacciare l’avversario, i loro occhi sfavillavano nel desiderio di poter riprendere la lotta”.

Dai plotoni, dalle compagnie, dai battaglioni, veniva unanime la richiesta di qualche rinforzo per poter riprendere l`avanzata.

Tali erano la potenza e l`efficacia dei nostri attacchi, da lanciare nei bravi soldati la convinzione che il nemico fosse ben lungi dall’avere la schiacciante superiorità numerica, quale fu poi riconosciuta, o che bastasse un solo battaglione ancora del I52’, per ricondurre iI reggimento immediatamente sull’ argine del Piave.  E infatti Il 23 Giugno il I52° fu il primo a segnarsi con l`acqua del Fiume Sacro,  il Colonnello Manunta vi arrivò a cavallo con le pattuglie. Il Bollettino del comando supremo in data 2I Giugno I9I8  recava: "Nella Zona ad occidente di S.Donà l`avversario tentò una forte azione contro Zerson. Arrestato una prima volta dal nostro fuoco, rinnovò per ben 4 volte l`attacco, finché esausto dalle perdite eccezionalmente gravi subite dovette  cedere di fronte all’incrollabile valore dei Sardi della Brigata Sassari (I51’ e I52°)".

Il colonnello Manunta che è davvero l`eroe della giornata gloriosa, che  fruttò alla Brigata Sassari la seconda medaglia d`oro, fu premiato con la più significativa decorazione al valor militare che possa fregiare il petto di un ufficiale superiore, la Croce di Cavaliere dell`Ordine Militare di Savoia, con la seguente motivazione: "Durante un violentissimo contrattacco, sferrato dalla Brigata sul fianco del nemico che aveva oltrepassato il Piave, spiegando grande perizia tattica e affascinante valore personale, respingeva ed incalzata più volte col suo Reggimento, in un’epica  lotta con  l’avversario, quantunque questi, date le forze soverchianti, fosse riuscito a piombare alle spalle delle truppe.

Conteneva quindi il nemico con irresistibili puntate impedendogli definitivamente di realizzare ogni ulteriore progresso (Croce 16 Giugno, I9I8). Si era già  precedentemente distinto, per valore e perizia, in altri fatti d`armi nei quali era rimasto ripetutamente ferito (Dicembre 1916, Aprile  I9I8=SIEF cima Lana = Tofane quota 383 di Plava -Bainsizza monte Melago)".

Il Colonnello Manunta rimase, dopo l’azione, al Comando del Reggimento, circondato dall`amore e dall`ammirazione di tutti i suoi dipendenti, ufficiali e truppe, e alla battaglia di Vittorio Veneto condusse  ancora i suoi reparti alla vittoria entrando primo a Conegliano.

Per tale azione gli fu concessa la Croce di Guerra Francese con palma, con splendida motivazione: “comandante di reggimento di fanteria collocato agli ordini del generale comandante delle forze francesi in Italia in vista di un’azione offensiva d’insieme, ha spinto al più alto punto la propria preparazione e quella dei suoi subordinati per mezzo di riconoscenze frequenti e ardite, così che per mezzo di uno studio minuzioso di tutte le opportune misure ha assicurato il successo” (26 gennaio 1919)

 

 

Oggi ancora il Colonnello Manunta è al Comando del bel I52, al quale ha dedicato tutta la robustezza  del suo intelletto ed i palpiti del suo cuore, ancor oggi è il più sicuro  interprete della gloria passata e il più fervido animatore  delle nuove generazioni  di giovani che si adunano all`ombra della Bandiera decorata  con due Medaglie d`Oro.

Il colonnello Manunta rimase al comando del 152° reggimento fino al dicembre del 1918 e dopo un breve periodo, nell’aprile del 1919, lo riprese mantenendolo fino al gennaio del 1928. Passò vari anni a Trieste in cui il reggimento fu dislocato. Nel dicembre 1920 si oppose all’ipotesi che la brigata fosse impiegata contro Fiume, inviando un personale diniego indirizzato al comando militare della Venezia Giulia: “ In riferimento a quanto viene richiesto sento il coscienzioso dovere d’esporre con tutta franchezza che, se il reggimento 152’ nella sua salda disciplina è sempre pronto ad obbedire, fatto il mio comando, agli ordini dei superiori, però gli ufficiali e truppa con me, accoglierebbero con sommo dolore l’ordine di marciare contro Fiume, ripugnando ai loro animi di provati e fedeli combattenti, dover adoperare le armi verso i propri fratelli italiani con i quali condividono pienamente gli alti sentimenti patrii e l’ardente desiderio di vedere la martoriata città ricongiunta alla grande madre Italia”.

Il 15 gennaio 1928 fu poi nominato presidente del tribunale militare territoriale della Sicilia con sede a Palermo.

Venne poi nominato generale di brigata il primo gennaio 1931.

Morirà a Roma nel 1957 all’età di 85 anni.

 

CAMPAGNE E DECORAZIONI

Medaglia commemorativa campagna d’Africa

Medaglia commemorativa soccorso ai terremotati 1910

Encomio per essersi gettato vestito in mare per salvare una bambina dall’annegamento 1908

Croce d’oro per anzianità di servizio 1914

Cavaliere dell’ordine della corona d’italia 1915

Campagna di guerra italo-austriaca 1915

Campagna di guerra italo-austriaca 1916

Campagna di guerra italo-austriaca 1917

Campagna di guerra italo-austriaca 1918

Ferita d’arma da fuoco per la conquista di q. 383 Plava 1917

Ferita d’arma da fuoco Bainsizza 1917

Medaglia d’argento VM sul campo 14 maggio 1917

Croce al merito di guerra giugno 1918

Cavaliere dell’ordine dei SS Maurizio e Lazzaro 1918

Croce al merito di guerra dicembre 1918

Croce di guerra francese con palma gennaio 1919

Croce al merito di guerra giugno 1919

Coce di Cavaliere dell’Ordine militare di Savoia febbraio 1919

Croce di guerra al VM novembre 1918

Croce di guerra al VM novembre 1915

Medaglia d’argento al VM agosto 1917

 

PERIODI DI COMANDO 152’ REGGIMENTO

17 apr 1918       30 dic 1918

13 apr 1919       15 gen 1928




è un'idea di Roberto Pilia
Home |  mappa del sito |  newsletter |  contattaci |  privacy |  inviaci il tuo materiale | 
Tutti i Diritti Riservati - All Rights Reserved.
E' vietata la riproduzione anche parziale di questo sito o sue parti in qualsiasi forma e su qualsiasi supporto.
Utenti Connessi:  5 | Totale Visite:  2294696
Il tuo ip: 18.224.38.3
Realizzazione:  Bezier - www.bezier.it